Work life balance, ovvero equilibrio vita-lavoro.
Equilibrista non mi sono mai sentita, eppure se penso alle scelte di vita che ho fatto mi rendo conto che ogni decisione è stata più facile quando sono riuscita a integrare meglio tutti gli aspetti della mia vita, personale e professionale.
E l’equilibrio non resta mica fermo. Cambia, cambia di continuo, esattamente come cambio io mentre scrivo questo articolo e tu mentre lo leggi. La meditazione mi ha insegnato ad accorgermi di come anche tutte quelle attività che crediamo fisse non lo sono poi tanto: se porti la tua attenzione al respiro ti renderai conto di come quello di ora sia diverso dal precedente e ancora di più rispetto a quello che verrà.
Quindi il work life balance non si raggiunge ma si mantiene, con cura, attenzione e una buona dose di pazienza.
Disclaimer: leggere di equilibrio può essere frustrante. Perché non esistono indicazioni precise, appuntite, ma considerazioni vaghe che lasciano molto spazio alla consapevolezza personale e alla valutazione che si è in grado di fare. A volte possiamo anche aver bisogno di un supporto professionale esterno, di un occhio che ci guarda e sposta la luce su aspetti che non riusciamo a considerare.
Di work life balance e work life integration ho parlato anche in una diretta LinkedIn con Santina Giannone, comunicatrice, giornalista, formatrice, per Reputation Lab.
Se vuoi, puoi vederla qui.
Cosa vuol dire work life balance
Quando penso all’equilibrio mi viene subito in mente l’immagine della bilancia della giustizia, coi i due piatti perfettamente in equilibrio a ricordarci che per ogni cosa che fai, raccogli (bene o male dipende dall’azione che produci). È un’immagine fuorviante. Perché mi ha sempre fatta pensare all’equilibrio come un 50 e 50, con due pesi identici, di grandezze uguali.
Ora. Se mettiamo sui piatti della prima bilancia la nostra vita da una parte e dall’altra il lavoro, avranno due pesi diversi. Ci saranno momenti in cui dovremo avere più cura della vita personale, altri in cui avremo bisogno di concentrarci sul lavoro. L’equilibrio quindi non potremo visualizzarlo nel qui e ora ma nel lungo termine, imparando a stare nel cambiamento continuo.
Per trovare il work life balance è per prima cosa necessario capire che peso hanno vita e lavoro, e per dar loro una misura dobbiamo partire da cosa ci serve davvero. Questa risposta cambierà nel tempo, non dobbiamo avere paura di farcela mano a mano, perché l’esperienza ci aiuta a mettere a fuoco i bisogni, a renderli concreti.
Ti porto il mio esempio.
Dopo aver iniziato a lavorare nel sociale occupandomi di comunicazione e progettazione, ho capito che mi sarebbe piaciuto passare dall’altra parte. Così mi sono rimessa a studiare e in tre anni sono diventata educatrice. Durante questo secondo ciclo di studi ho iniziato a lavorare come educatrice, sperimentando servizi diversi con orari, necessità e vincoli molto diversi (lo stipendio no, quello non cambiava mai).
Ho capito che:
- avevo degli orari di lavoro complessi (su turni, spesso lavoravo nei festivi, c’erano molti cambi turno e non riuscivo mai a raggiungere le 40 ore mensili perché non potevo avere turni più lunghi di 5 ore)
- per raggiungere più servizi dovevo calcolare molte ore di spostamento (anche 3 o 4 al giorno nella stessa città)
- alcune attività mi stancavano molto fisicamente (sollevavo molti pesi, persone di età e conformazioni molto diverse), e la mia schiena non avrebbe retto a lungo
- molto spesso si lavorava in emergenza, con carenza di personale, richiesta di turni ulteriori e continue riprogrammazioni (rendendo difficile gli incastri tra i diversi servizi).
Ecco che piano piano avevo messo a fuoco di come sia importante per me poter avere una routine di lavoro, una stabilità di orari e un controllo sul mio tempo lavorativo. Questo ha orientato decisamente e in maniera molto facile la mia scelta di lavorare da casa e diventare libera professionista. Perché queste considerazioni per me erano importanti, pesavano moltissimo. C’è chi invece sceglie la professione educativa proprio per questa flessibilità sfidante.
Non possiamo avere più tempo per stare in equilibrio
Spesso pensiamo che se solo avessimo quelle due orette in più al giorno potremmo… Ma non le abbiamo. O meglio, non le siamo!
Perché noi non abbiamo tempo, ma siamo tempo:
“L’esserci, [l’essere umano] compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso, e non è nel tempo”.
Martin Heidegger, da Il concetto di tempo, Adelphi, Milano, 1924.
E siamo un tempo finito.
Fare i conti con questa finitudine non è facile. Perché essere un tempo finito limita le nostre possibilità (non possiamo fare tutto), nel presente come nel futuro.
Ma se invece di pensarla così, iniziassimo a vedere in che modo le orienta? Se potessimo fare veramente tutto, niente avrebbe valore.
Scegliere cosa fare riempie di senso le nostre azioni.
Come (non) avere più tempo
Riuscire a organizzare al meglio le nostre attività nel tempo che siamo è importante, così possiamo raggiungere un vero equilibrio vita lavoro.
E non vuol dire riempire ogni minuto con attività da portare a termine: questo ci prosciuga. Perché ci fa sempre stare in movimento, ci fomenta, senza sosta. Senza darci il tempo di capire se e quando fermarci.
Spesso, per un work life balance pieno, in cui non rinunciamo a nulla, finiamo per fare un sacco di cose ma poco importanti, senza assicurarci un tempo del riposo, un tempo di cura di sé, uno spazio vuoto non riempito.
Coltivare un’intenzione chiara ci aiuta a essere persone concentrate, che scelgono prima di fare. Ecco che prevarrà la qualità delle attività fatte a discapito della quantità performativa.
Continuo il mio esempio.
Dopo aver capito che essere educatrice nei servizi che avevo scelto non mi era possibile senza rinunciare a una parte importante della mia vita personale, ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare.
E piano piano l’attività da assistente virtuale che portavo avanti con un paio di clienti a orari assurdi (sì, rispondevo alle mail dopo i turni di sera, verso l’una del mattino!) ha iniziato a diventare a una scelta intenzionale. Da lavoro che svolgevo per arrotondare stava diventando una possibilità di carriera reale.
Stavo trovando un nuovo equilibrio.
Il work life integration
Nel work life balance vita e lavoro sono sistemi separati tra cui muoversi cercando un equilibrio.
Ma riusciamo davvero a separare bene vita e lavoro?
Il work life integration parte dal presupposto che siamo persone intere e che la vita lavorativa e quella personale sono intrecciate: siamo donne, mamme, zie, sorelle, imprenditrici, operaie, fornitrici, consulenti, tutto insieme e nello stesso momento. Lo abbiamo sperimentato durante la pandemia quando si facevano call di lavoro e magari un familiare arrivava per chiederti cosa cucinare per pranzo.
Nel primo caso i confini (spesso anche fisici) tra vita e lavoro sono molto netti, nel secondo caso no, cosa che può essere difficile da gestire.
Work life balance e work life integration sono due teorie che funzionano in base a come percepisci tu la tua vita. Non esiste una dimensione che prevale sull’altra, sono due teorie che andrebbero considerate in base alla persona di riferimento.
Cerchiamo un equilibrio o un’integrazione? Cosa funziona per te? Non esistono risposte sbagliate, ma solo tu puoi sapere qual è quella giusta per te.
E per capirlo provo a darti qualche indicazione più pratica…
3 consigli mindful per trovare il work life balance
1. Parti dal tuo perché
Chiediti cosa è davvero importante per te. Cosa ti serve, di cosa non puoi fare a meno?
Avere chiaro di cosa hai bisogno per stare bene e cosa per te è importante ti orienta su una strada da percorrere, ti aiuta a scegliere. Ogni decisione sarà una semplice conseguenza, anche quella più difficile.
2. Riconosci i vincoli
Ora puoi capire quali sono i tuoi vincoli: alcune scelte ci sono precluse per tanti motivi e questo fa parte della vita, va accettato in qualche modo (e la meditazione, sull’accettazione, ha tantissimo da insegnarci). Bisogna essere consapevoli di chi si è, da dove si arriva e dove si vuole arrivare.
Poi il resto ruota tutto attorno a questo.
E avere dei vincoli ci rende persone molto più creative: se ti lascio un foglio bianco, cosa ci scriveresti? E se poi ti dicessi di scrivermi una lettera raccontandomi della tua giornata?
3. Torna e ritorna e ancora torna
Torna sempre al punto 1. Con regolarità.
Non smettere di chiederti cosa conta per te. Perché nel tempo i bisogni e le intenzioni cambiano. E anche i vincoli che si hanno. Pensa solo a cosa ti piaceva fare qualche anno fa, e cosa invece fai ora. Anche i nostri gusti cambiano e così il modo in cui decidiamo di vivere il tempo che siamo.
È un continuo rinegoziare e riposizionarsi insomma, un continuo ritrovarsi.
Di questo ho parlato nella diretta LinkedIn con Santina Giannone, comunicatrice, giornalista, formatrice, per Reputation Lab.
Ovviamente c’è molto di più (consigli di lettura compresi).
Se vuoi, puoi vederla qui.
Io sono Sara Cremaschi, la tua assistente virtuale mindful.
LinkedIn Top Voice Equilibrio vita-lavoro.
Se vuoi sapere cosa posso fare per te e come, seguimi su LinkedIn.